
10 Mar Oltre il Dettaglio: Alla Ricerca dell’Armonia Timbrica
L’indagine sull’esattezza timbrica ci conduce a una riflessione: molti audiofili, sovente, si lasciano sedurre dall’illusione di una sonorità “cromatizzata”, confusa con una percezione di calore. Tale equivoco, che equipara la “colorazione” al “tepore”, si è radicato a tal punto da offuscare la capacità di discernere le sottili sfumature cromatiche, specialmente quando l’impianto si trova in condizioni di temperatura ridotta. Se una resa sonora è giudicata eufonica, viene immediatamente tacciata di “colorazione”, senza che si indaghi a fondo sulla natura di tale percezione. Ciononostante, raramente si coglie la variazione cromatica tendente all’azzurro, anziché al giallo, specialmente in contesti di rigore climatico, dove la percezione uditiva è alterata.
In una prospettiva più ampia, le correnti estetiche e le tendenze sonore contemporanee, inauguratesi con l’avvento del nuovo millennio, sembrano aver promosso una predilezione per sonorità depurate, quasi asettiche. In tale contesto, la ricerca ossessiva della minuzia puntiforme conduce al sacrificio della pienezza armonica, impoverendo la tessitura sonora. Paradossalmente, in tale indigenza, la resa acustica rimane densa di dettagli minuti che catturano l’attenzione uditiva, creando un’illusione di ricchezza. Ci si lascia sedurre da tali particolari, dalla riproduzione oleografica, dalla scena con una focalizzazione micrometrica, senza interrogarsi sulla loro autenticità.
Tuttavia, è essenziale riconoscere che tali elementi, qualora non siano coltivati con discernimento e mediante l’ausilio di apparecchiature di sommo pregio, si trasmutano in disvalori che detraggono valore all’esperienza uditiva. Essi pongono in risalto una peculiarità, spesso effimera, a discapito della sostanza intrinseca, della complessità armonica che costituisce l’essenza della musica. L’obiettivo della ricerca, pertanto, dovrebbe consistere nell’ottenimento di un’armonia timbrica che trascenda le mode e le illusioni sensoriali, invitando a una contemplazione più profonda della bellezza intrinseca del suono.”
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