
19 Ott Il limite nel rapporto segnale/rumore Perché le testine a bobina mobile suonano meglio
Quando ascoltiamo un disco in vinile, la qualità del suono dipende in gran parte dal tipo di testina fonografica utilizzata. È lei che trasforma i minuscoli movimenti della puntina nel solco in un segnale elettrico da amplificare.
Ma questi segnali sono estremamente deboli, spesso dell’ordine dei millivolt, e per ottenere un suono pulito e naturale è fondamentale che il rapporto tra segnale utile e rumore di fondo (S/N) sia il più alto possibile.
Le due tecnologie più diffuse — magnete mobile (MM) e bobina mobile (MC) — si comportano in modo molto diverso da questo punto di vista. Vediamo perché.
MM e MC: due filosofie a confronto
Una testina MM ha un’impedenza interna piuttosto alta (da poche centinaia a qualche migliaio di ohm) e una notevole induttanza, tra 100 millihenry e 1 henry. La sua tensione di uscita è abbastanza elevata, tra 3 e 12 millivolt, e in teoria potrebbe trasferire una potenza di circa 27 nanowatt.
Una testina MC, invece, lavora con impedenze molto più basse (2–40 ohm) e induttanze minuscole (0,1–10 microhenry). Genera una tensione molto più piccola, da 0,15 a 0,6 millivolt, e la potenza trasferita è di circa 4 nanowatt.
A prima vista sembra che la MM sia superiore, ma in realtà la differenza è solo apparente.
L’induttanza: il vero punto debole delle MM
Il problema principale delle testine MM è la loro alta induttanza interna.
Questo parametro limita fortemente la possibilità di sfruttare il massimo trasferimento di energia. Se collegassimo una MM a un carico con resistenza simile alla sua, la risposta in frequenza cadrebbe rapidamente: le alte frequenze risulterebbero molto attenuate, e il suono diventerebbe cupo.
Per questo le MM devono lavorare su carichi molto più alti, di solito 47.000 ohm. In questo modo il suono rimane bilanciato, anche se le alte frequenze risultano leggermente attenuate. Curiosamente, questo calo è spesso utile per compensare la risonanza meccanica della puntina, migliorando l’equilibrio complessivo.
Il rovescio della medaglia è che, con un carico così alto, la potenza effettivamente trasferita cala drasticamente: si scende a circa 1,3 nanowatt, meno di quanto riesca a fare una MC.
Il vantaggio delle bobine mobili
Le MC, grazie alla loro induttanza quasi nulla, non soffrono di questo problema.
Possono lavorare su un carico simile alla propria impedenza interna senza perdere linearità: anche a 20 kHz la risposta rimane praticamente intatta (la perdita è inferiore a 1,5 dB).
In più, il comportamento della MC non dipende dal carico: la testina resta stabile anche con variazioni di impedenza o capacità nei cavi o nel preamplificatore. Al contrario, una MM può facilmente entrare in risonanza elettrica se il carico non è perfettamente calibrato (per esempio con 250 pF di capacità in parallelo), generando un picco indesiderato nelle medio-alte frequenze.
Per sfruttare al meglio una MC è sempre consigliabile usare uno step-up passivo dedicato, anziché un preamplificatore phono standard (come il Fonolab). Lo step-up dedicato aumenta il segnale della MC senza introdurre rumore aggiuntivo o alterare la linearità, consentendo di preservare tutta la trasparenza e apertura tipiche di questa tecnologia.
In sintesi
Le MM sono più economiche e hanno un’uscita più alta, ma sono sensibili al carico e limitate dall’induttanza interna.
Le MC hanno un segnale più debole, ma offrono un rapporto segnale/rumore migliore, una risposta più lineare e una resa sonora più fedele.
Per le MC, è sempre preferibile uno step-up passivo dedicato piuttosto che un preamplificatore phono standard, per mantenere la purezza del segnale.
Ecco perché, nonostante le difficoltà di amplificazione, molti appassionati considerano le testine a bobina mobile superiori per qualità sonora: meno energia, forse, ma molta più musica
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